articolo di Wanda Cronio
In cammino da casa verso il corso principale della città, un’ombra paziente mi segue.
Arrivata al punto di incontro, predispongo ogni cosa con cura: stendo sull’asfalto un grande telo immacolato, lo blocco col nastro di carta, tiro fuori colori e pennelli, preparo i secchi dell’acqua.
Tutto è pronto e ben fatto, penso, mentre torno con gli occhi al lenzuolo.
Ed ecco che l’ombra è riversa nel mezzo del bianco: grossa, scura, pelosa e corpulenta. E’ un cane. Di quelli che di notte si riuniscono in branco perché hanno paura del buio e di giorno stanno al passo dei viandanti, fedeli al cammino più che a ogni cosa. Un randagio. Inutile tentare di cacciarlo…lui fraintende e si mette di pancia, si gira e si rigira in attesa di carezze.
Intanto la folla si accalca, le mamme esitano e i bambini incalzano, impazienti di entrare in quella grande tela dove l’intruso ha già marcato, col suo pelo e le sue pulci, uno spazio senza macchia.
– Vuole stare con i bambini, non è aggressivo! – prova a dice qualcuno.
Ma ora i figli scappano alle mamme, si uniscono al cane, lo abbracciano e lo includono, circondando con mille colori il profilo dei loro corpi intorno al suo.
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