articolo di Wanda Cronio
Qualche tempo fa, inoltrandoci sul sentiero di un boschetto vicino ai laghi Gorghi Tondi e sbucando in un giardino abbandonato, abbiamo incrociato un “tizio” tutto vestito di nero. Camminava lento ma deciso sull’erba, per nulla pacifico quando si è accorto di noi, con delle lunghe zampe armate di chele.
Anche i bambini che un momento prima giocavano e si rincorrevano, hanno improvvisamente rallentato l’andatura avanzando con cautela, quasi a tempo di moviola. Non avevamo mai visto un tipo simile: buffo, nero e lucido. Toccandolo con un ramoscello secco si sollevava fingendo di aumentare di statura, gonfiando il petto per così dire… per sembrare un dragone e mettere paura. E aveva ragione di farlo, perché non era più lungo di un dito.
Austropotamobius, così si chiama, era un gambero di fiume. Si dice che i gamberi camminino all’indietro. Lui invece guardava avanti, oltre il fiume, mettendosi in viaggio tra aranci e mandarini.
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